Specchietto per allodole?

Pur di vendere, regalerebbe la sorella, la mamma, le zie, la moglie con un pacco dono. Oh sì. Sto parlando del finance-markettaro, di cui vado a fare un pronto identikit, affinché tu possa riconoscerlo prontamente.
 
Si tratta, in genere, di un individuo maschio, di media età.

Egli si è affidato a una delle agenzie di markettari “Diventa subito ricco in 48 ore”. Agenzie i cui fondatori non sono mai diventati ricchi, ma insegnano ad altri a diventarlo: puro spirito di beneficenza ed esempio fulgido di altruismo.
 
Egli, infatti, l’individuo in questione, deve vendere un servizio di trading, un corso, un prodotto … e ha scoperto il Marketing.
 
La prima volta, non sapeva pronunciarlo bene. Metteva l’accento sulla e, per esempio. Poi l’agenzia, forte delle proprie conoscenze superiori, lo ha indottrinato, insegnandogli dove mettere l’accento. Alle volte ancora sbaglia, ma prima o poi può farcela e lo pronuncerà bene.
 
L’agenzia gli ha costruito una landing page, una pagina internet dove sei destinato senza speranza alcuna ad atterrare ogni volta che provi a cliccare qualcosa sulle email che ti manda.
 
È una pagina lunga un chilometro e mezzo, e ogni mezzo metro ha un banner, un link, una foto, una bestemmia perfino, con cui ti invita a cliccare per prendere visione dell’offerta specialissima che ha preparato per te.
 
E il vero capolavoro è l’offerta. Quella è la parte più divertente.
 
C’è infatti l’offerta DeLuxe, l’offerta Superman, l’offerta Platinum Gonzo: una scelta incredibile, una varietà senza limite, per adattarsi ad ogni portafoglio, dal più ricco al più miserabile. E c’è una costante su tutti. Un segreto Superiore.
 
Il Bonus.
 
Oh, il Bonus. Una montagna di Bonus. Una montagna di inutilità riciclate da internet, o addirittura da contenuti del secolo scorso (davvero, del secolo scorso, giuro, è la realtà, ed è anche di un nome blasonato), scritti magari dall’autore stesso ai tempi della sua Prima Comunione o poco più. Il Libro Cuore personale dato in omaggio.
 
Magari con una foto irreale, quando ancora i capelli erano folti, se lo vedi oggi non lo riconosci, i capelli sono scomparsi, ha gli occhi di fuori a forza di guardare il video, la moglie evita di fissarlo, sembra un grafico di borsa dopo il crollo del ’29…. Mette tristezza.
 
Il Bonus è quanto di più meraviglioso l’individuo in questione ritiene di offrirti. Anzi, la sua convinzione, dettata dall’agenzia di turno, è proprio questa. Che non deve fare sconti. Deve regalare Bonus. La gente, gli hanno detto, vuole i Bonus.
 
Per esempio, traggo spunto sempre dalle lezioni esemplari che l’agenzia impartisce al nostro eroe, guarda il tuo supermercato quando fai la spesa: non ti regala sempre un buono, qualcosa che ti permette di avere uno sconto, un prodotto gratis o quasi, se tu ritorni? Ecco, vedi: la gente vuole il Bonus…. Devi regalare i bonus, non fare sconti.
 
Il nostro genio della finance-marketta si convince. È vero. Il supermercato dove va lui, perché la moglie manda lui, almeno fa qualcosa di utile, fa esattamente così.
 
E quindi lui regala Bonus. Niente sconti. Se fa vedere uno sconto, è perché ha maggiorato i prezzi prima di fare lo sconto. Così lo sconto non lo fa sul serio, ma regala i Bonus.
 

E il nostro si sente potente e furbo come il suo supermercato. Perché, alla fine, vendere frutta, verdura e prosciutto non è un po’ come vendere un prodotto finanziario, un servizio di segnali, un corso di formazione per il trading? Che differenza può fare?
 
Hai visto che bonus? “Come evitare i 156 errori che fanno tutti” … eh, sì. Uno si identifica, no? Ci sarà almeno uno di quegli errori che avrai fatto anche tu. Senza quel Bonus, come avresti potuto affrontare i mercati finanziari?

L’osservatore influenza la realtà… degli investimenti

download-3Supponiamo che Roberto chieda ad un gestore di attivare un portafoglio di trading gestito da robot. Gli consegna le credenziali di accesso al conto e inizia l’attività di trading avendo ben chiarito due aspetti: qual è il rischio massimo che è disposto a sopportare e che obiettivo di capitale vuole raggiungere. La variabile è il tempo.

Ci sono due potenziali sviluppi. Nel primo scenario, Roberto fa un monitoraggio costante dell’andamento del conto. Esulta per ogni profitto conseguito, fantasticando su cosa può fare con quel denaro, e si rammarica per le perdite realizzate. Quando le perdite consecutive raggiungono una soglia che Roberto reputa “scomoda” psicologicamente, seppur lontana dal livello di massimo rischio pattuito all’inizio, Roberto inizia ad interrogarsi sulla qualità del suo portafoglio di investimento e sulla capacità del metodo di durare nel tempo. Se le perdite proseguono, Roberto comincia a “sentire” davvero possibile il fatto che il portafoglio non funzioni più, inizia a temere di perdere tutto o gran parte del denaro investito, si fa prendere da emotività e, razionalizzando la situazione, decide di interrompere l’investimento. Esce sconfitto e amareggiato per aver perso denaro. Si consola solo del fatto che ha perso meno di quanto pattuito all’inizio. Qualche giorno dopo, verificando che cosa avrebbe fatto il suo portafoglio se avesse continuato con l’investimento, scopre che avrebbe recuperato gran parte della perdita realizzata. E dopo qualche giorno ancora si rende conto che avrebbe maturato un cospicuo profitto. L’amarezza diventa profonda tristezza; in un primo momento si pente della decisione presa per poi concludere che è davvero sfortunato, che l’Universo ce l’ha con lui e che ha un destino segnato dalla miseria.

In un secondo scenario, Roberto, dopo aver consegnato le credenziali del conto al gestore, butta la password e si affida al robot contento per la decisione presa. Questo scenario ha due potenziali finali. In un primo caso, a distanza di tempo, riceverà una telefonata in cui il gestore gli comunica che il portafoglio ha raggiunto la soglia di rischio pattuita all’inizio e pertanto l’investimento viene bloccato contabilizzando la perdita massima stabilità a priori. Nel secondo caso, riceve una telefonata opposta alla precedente, in cui apprende che il suo capitale è diventato esattamente grande quanto si aspettava. Può ritirare il suo denaro e iniziare a vivere di rendita.

Nel primo scenario, Roberto, con la sua osservazione costante dell’investimento, ha concretamente influenzato la realtà dell’investimento. Travolto dall’emotività, ha cambiato la decisione presa all’inizio finendo per perdere una cifra molto alta, seppure minore di quella pattuita all’inizio. Dal momento che non ha rispettato la decisione inziale, avrebbe tuttavia potuto risparmiarsi questa perdita. Il sistema è testato negli anni e tarato in modo tale da poter fornire una riposta alla domanda: “Qual è il momento per fermarsi in quanto il metodo non funziona più?”. La risposta è: quando viene raggiunta la soglia di rischio pattuito all’inizio, dato che su questo è stato tarato tutto il sistema. La consapevolezza di quale sia la reale soglia di sopportazione del rischio è un passo fondamentale per il raggiungimento dei proprio obiettivi di investimento. Roberto avrebbe dovuto conoscere meglio sé stesso prima di dichiarare con leggerezza quale era la sua soglia di rischio accettato…

In alternativa c’è il secondo scenario, basato sulla fiducia, che avrebbe garantito a Roberto un percorso sicuramente più sereno, oltre alla concreta possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Se non sei in grado di creare almeno un piccolo distacco tra “Te Coscienza”, i tuoi pensieri e gli eventi che ti circondano, il rischio di vivere in balìa degli eventi è molto alto. Ma se sei in grado di rimanere distaccato con l’aggiunta di una buona consapevolezza e una sana fiducia in te stesso (per le decisioni che prendi e per la persona che sei), allora la ricetta per il successo è completa e il risultato voluto non può che divenire realtà.

In che modo il broker influisce sull’Expert Advisor

Una delle domande principali che tutti i trader che utilizzano sistemi di trading automatici dovrebbero porsi è: “In che modo il broker influisce sul mio Expert Advisor?”.

Al momento dell’analisi dei risultati dei sistemi di trading automatici, molti trader scoprono che le prestazioni del robot sui loro conti di trading sono diverse dai riferimenti che ottengono da altre fonti quali backtest, segnali di trading, altri trader, ecc.

Queste differenze possono essere causate da diversi fattori, ma ce n’è uno in particolare che influenza in modo molto diretto la performance: il Broker!

Che cos’è un broker?

In breve, possiamo qualificare il broker come agente o società che svolge la funzione di intermediario tra acquirenti e venditori di strumenti finanziari.

Esistono diversi tipi di broker , ma di questi ne parleremo in un altro articolo.

La scelta del broker che scegliamo per individuare il nostro consulente esperto è della massima importanza, poiché determinerà una prestazione migliore o peggiore nel funzionamento del nostro sistema, fino ad arrivare alla situazione limite in cui potrebbe addirittura non funzionare proprio; è importante essere consapevoli che tutti gli EA si comporteranno in modo diverso nei diversi broker.

Quanto è grande il problema?

Definire come il broker influisca sul nostro consulente esperto non è un compito facile. Esistono diversi fattori che determineranno il grado di impatto che questa scelta può produrre.

È anche vero che non tutti i sistemi e le strategie sono influenzati allo stesso modo. Gli EA alla ricerca di piccoli guadagni molto veloci (ad esempio quelli che lavorano facendo scalping), sono influenzati più intensamente di altri.

A volte, alcuni EA realizzeranno solo una piccola discrepanza nei risultati rispetto allo stesso EA in altri broker; altre volte invece queste differenze saranno elevate.

In estrema misura, troviamo strategie che non saranno direttamente applicabili a determinati broker a causa delle restrizioni che ciò potrebbe avere. Per esempio, esistono sistemi che devono posizionare livelli di stop loss e take profit molto vicini al prezzo di apertura dell’operazione e vi sono broker che stabiliscono un numero minimo di pips per questi livelli (oltre a quanto necessario per l’EA), rendendo impossibile l’esecuzione corretta in questo broker.

Da dove viene il problema?

La particolarità del Forex è insita nella sua principale differenza con gli altri mercati finanziari; mi riferisco al fatto che è un mercato non regolamentato e caratterizzato dal decentramento.

Che il Forex non sia un mercato centralizzato significa che il prezzo dei diversi strumenti finanziari che lo compongono può variare a seconda del broker con cui si sta lavorando, in quanto broker diversi possono utilizzare fornitori diversi di liquidità, i quali a loro volta scambiano gli ordini in circuiti finanziari diversi (per esempio, piazza di Londra piuttosto che New York o Sydney).

Differenze nelle formazioni delle candele

Possiamo fare un esercizio molto semplice ma illustrativo. Confrontiamo i prezzi «HIGH», «LOW», «OPEN» e «CLOSE» di AUDCAD in time frame D1 di un giorno specifico, utilizzando i dati offerti da due o tre broker di nostra scelta. Verificheremo rapidamente che questi valori sono diversi, anche all’interno dello stesso broker, dove esistono diversi tipi di account (ECN, standard, ecc.). Si osserva che i valori di cui sopra saranno diversi.

Esempio

AUDCAD D1. Comparativo stesso periodo, due broker.

Nell’esempio precedente possiamo vedere non solo che ci sono differenze nel prezzo attuale, ma anche nella formazione delle candele.

Se prestiamo attenzione alla sesta candela partendo dalla fine, si nota una grande differenza: nel primo grafico il prezzo di apertura è superiore al prezzo di chiusura formando così una candela ribassista, mentre nel secondo grafico, la stessa candela è rialzista.


Quando lavori con sistemi di trading automatici, la scelta del broker è importante quanto il robot stesso.


Differenze di tempo

Un altro problema che incontriamo è la differenza negli orari di apertura del mercato, principalmente di domenica sera.

Possiamo scoprire che alcuni broker iniziano a fare trading un’ora prima di altri, e questo influenzerà la formazione delle candele.

Se stiamo usando un EA che prende come riferimento i prezzi “HIGH” e “LOW” della candela precedente, come pensi che ciò influirà sull’esito finale? È possibile che il consulente esperto esegua un’operazione, mentre in un altro broker lo stesso EA non trova le circostanze ideali per aprire questa stessa operazione.

Restrizioni del broker

Come abbiamo commentato prima, i diversi broker hanno caratteristiche diverse l’uno dall’altro, e anche all’interno dello stesso broker, l’uso di diversi tipi di account ha diversi parametri consentiti nel nostro trading.

Elenchiamo i parametri che possono variare da un conto/broker all’altro:

  1. Leva.
  2. Spread / commissione.
  3. Livelli di limite / arresto.
  4. Tipo di esecuzione.
  5. Dimensioni ordine minimo / massimo.
  6. Stop Out.
  7. È consentito l’uso della copertura.
  8. È consentito l’uso del trading automatico.

Questa è solo una piccola nota dei molti fattori che compongono il nostro conto di trading e determinano il comportamento del nostro consulente esperto.

In che modo il broker influisce sull’Expert Advisor

Se proviamo a capire il funzionamento di un sistema di trading automatico, vediamo che non è altro che un programma progettato per ricevere dati, elaborarli e inviare una risposta.

Si comprende facilmente che se i dati che il nostro broker invia al robot sono anche solo leggermente diversi dai dati inviati dagli altri broker, la risposta futura del robot sarà diversa a seconda del broker in cui viene eseguito.

Gestione EA

Processo di gestione di un Expert Advisor

Pensiamo a un robot molto semplice che cerca uno schema basilare come potrebbe essere una differenza di 25 pips nel prezzo minimo e massimo nelle candele H1.

Come abbiamo visto in precedenza nei grafici, questi valori sono diversi a seconda del broker e del tipo di account che utilizziamo, pertanto il nostro robot non rileverà gli stessi segnali in tutti i broker. Inoltre, queste differenze non si verificano solo nel prezzo, ma influiscono anche sui diversi indicatori tecnici che utilizziamo.

Lo Spread, un valore importante da considerare

Spread

Lo spread è la differenza tra il prezzo di acquisto e di vendita che gli operatori pagano per entrare nel mercato.

Dobbiamo tenere conto di questo fattore, poiché un elevato spread può far saltare prematuramente i nostri Stop Loss o ridurre il profitto delle nostre operazioni.

Quando confrontiamo broker diversi, vediamo che ci sono differenze importanti riguardo allo spread.

Nelle strategie che perseguono piccoli guadagni di pip come lo scalping , una piccola differenza nello spread può tradursi in una grande differenza nell’utile / perdita dei nostri sistemi automatici.


Prima di investire un grande capitale gestito da un sistema automatico, è necessario testarlo in modo prudente con un lotto minimo con il nostro broker.


Considerazioni per affrontare questo problema

Se siamo stati in grado di comprendere in che modo il broker influisce sul nostro Expert Advisor, siamo in grado di affrontare questo problema da un punto di vista vantaggioso, poiché altrimenti ignoreremo uno dei principali ostacoli nel funzionamento dei nostri EA.

L’influenza della nostra scelta del broker in merito al funzionamento dei nostri sistemi automatici è qualcosa che dobbiamo inevitabilmente accettare, poiché influenzerà l’insieme di tutti i robot che utilizziamo.

Ciò influirà sicuramente in misura maggiore o minore a seconda della strategia del sistema automatico. Strategie come lo scalping saranno fortemente influenzate dai broker ad alto spread e ad alta latenza, mentre altre strategie avranno meno problemi.

L’ideale, quando installiamo un sistema automatico, è testarlo in un conto reale per un tempo prudente (minimo un mese), con il minor lotto possibile per controllare il funzionamento di questo robot nel nostro broker.

In seguito dobbiamo confrontare i risultati con quelli offerti nello stesso periodo eseguendo un backtest, inoltre, cercare altri riferimenti come segnali commerciali dallo sviluppatore, account in altri broker, ecc.

Se i nostri risultati non sono soddisfacenti, mentre lo stesso EA ottiene buoni risultati in altri broker, abbiamo una scelta molto semplice: apriamo un account in quei broker per utilizzare lì il nostro sistema automatico o rinunciamo a usarlo.

Drawdown

Drawdown

Il drawdown è il termine usato per indicare la perdita a cui il trader può andare incontro. Vediamo nello specifico come funziona e quali sono le diverse tipologie.

Drawdown: cos’è?

Il drawdown è un concetto fondamentale nel money management in quanto misura il costo in termini di perdite di un sistema di trading e quindi aiuta a valutarne in qualche modo il livello di rischio e l’efficienza.

Drawdown è un termine che indica la quantità di denaro persa facendo trading (misurata in termini percentuali) e la conseguente riduzione del proprio capitale. Per chiarire la questione facciamo un esempio chiaro e facile da comprendere.
Se da un capitale iniziale di 5.000 euro abbiamo una perdita di 1.000 euro, il drawdown sarà del 20%, ossia la perdita che abbiamo subito sarà del 20%.

Normalmente il drawdown è calcolato trovando la differenza tra un picco relativo nel capitale azionario e una successiva depressione relativa. Attenzione quindi! Il drawdown si misura sempre sul massimo capitale raggiunto. Pertanto, se da un capitale iniziale di 5.000 euro otteniamo un profitto di 2.500 euro e poi di nuovo una perdita di  altrettanti 2.500 euro riportando il saldo del conto a 5.000 euro, il drawdown non sarà dello 0% ma del 33%.

Il fatto più interessante da tenere presente riguardo al drawdown è che una perdita sul capitale del 20% non si recupera con un guadagno del 20%, ma del 25%.
Nel nostro primo esempio (capitale da 5.000 euro a 4.000 euro), per tornare alla situazione originaria di 5.000 euro serve infatti un profitto del 25% (1.000 euro sui 4.000 da cui ripartiamo).

Più alto è il drawdown quindi e più sarà difficile recuperare il capitale iniziale, dal momento che le percentuali dovranno essere molto alte. Di conseguenza, applicare le regole del money management e non rischiare una percentuale troppo elevata del proprio patrimonio è sicuramente una scelta salvifica per il trader.

Drawdown, massimo, relativo e medio: le tipologie di perdita

Esistono differenti tipologie di drawdown e diversi modi di misurare la perdita. Le tipologie del drawdown sono le seguenti:

  • massimo drawdown;
  • drawdown relativo;
  • drawdown medio;
  • drawdown assoluto.

Ciascuna di queste modalità individua la perdita di capitale, ma viene rapportata in modo differente alla strategia di trading. Vediamo adesso nel dettaglio tutte le tipologie di drawdown sopra citate.

Il massimo drawdown è la massima diminuzione di capitale da un picco del capitale, ovvero la più grande quantità di denaro perso fino al ritorno in pari. In pratica, la perdita più alta registrata nello storico dalla strategia di trading analizzata.

Il drawdown relativo viene espresso con una percentuale rispetto al capitale iniziale.

Invece il drawdown medio, come dice la parola stessa indica la media delle perdite nel corso di una strategia di trading.
Ossia se in un determinato piano di trading perdiamo il 7%, poi il 5% e poi il 6,5% faremo una media tra le perdite e vedremo quanto si è perso.

Il drawdown assoluto, può essere calcolata sia per ogni singola operazione che per l’intera strategia. Quindi sarà il trader a determinare in che modo calcolare la perdita e se stabilirla su tutta la strategia o solo su alcune operazioni che ha svolto.

Tenere sotto controllo il drawdown è fondamentale anche per l’aspetto psicologico. Il drawdown per sua natura non è prevedibile (se ne possono solo misurare alcuni aspetti statistici, come la frequenza e l’intensità), tuttavia è assolutamente certo che prima o poi ci si troverà a subirlo.

Ogni trader ha un limite di sopportazione delle perdite. È bene cercare di evitare anche solo di avvicinarsi a quel limite oltre il quale inizia una vera sofferenza psicologica e diventa molto facile fare stupidaggini (le perdite portano ad agire d’impulso per «recuperare» con esiti quasi sempre opposti).

Quindi, tieni sempre d’occhio quanto perdi oltre a quanto guadagni e quando le perdite superano un certo limite che devi decidere a priori, fermati e continua a lavorare su un conto demo per un certo periodo; contemporaneamente rivedi la tua strategia di trading e verifica se il drawdown è stato causato da errori personali o se ci sono segnali concreti che possano dimostrare che la strategia usata sta perdendo di efficacia (o addirittura che non funziona più…).

Dow Jones Industrial (US30)

Non serve commentare…

Il portafoglio All Season di Ray Dalio

Ray Dalio (fondatore di Bridgewater Associates, uno dei maggiori Hedge fund del mondo), in un’intervista condotta da Anthony Robbins e pubblicata nel suo libro Soldi (ed. Bompiani, 2015), rivelò la distinzione più semplice e importante di tutte per un investimento profittevole, dai rischi contenuti e dal forte potenziale di ricapitalizzazione nel lungo periodo. Riporto una sintesi del libro citato con stralci dell’intervista.

Dalio afferma che ci sono solo quattro elementi fondamentali che muovono il prezzo dei beni:
1. inflazione;
2. deflazione;
3. aumento della crescita economica;
4. rallentamento della crescita economica.

Se ci sono quindi solo quattro potenziali condizioni o stagioni economiche, Ray dice che dovresti avere un 25% del tuo rischio in ciascuna di queste quattro categorie. E spiega: “So che ci sono condizioni buone e cattive per tutti i tipi di investimento. E so che nel corso della vita si troverà una situazione rovinosa per ciascuna di queste tipologie. È sempre andata così, storicamente.

Ecco perché chiama il suo approccio All Weather: perché ci sono quattro possibili stagioni nel mondo finanziario e nessuno sa davvero quale sarà la prossima. Con questo metodo, ogni stagione, ogni quadrante, è sempre coperto e tu sei sempre protetto. Ray spiega: “Immagino quattro portafogli, ciascuno con la stessa percentuale di rischio. Ciò significa che non sono esposto in nessuna condizione particolare.” È geniale. Non cerchiamo di predire il futuro, perché nessuno sa cosa riserva il futuro. Quello che sappiamo è che ci sono solo quattro possibili stagioni da affrontare. Usando questa strategia di investimento, possiamo sapere – non solo sperare – di essere protetti e di avere i nostri investimenti al sicuro e di ottenere buoni risultati qualunque sia la stagione che ci aspetta.

Bob Prince, codirettore degli investimenti alla Bridgewater, spiega il carattere unico dell’approccio All Weather: “Oggi possiamo strutturare un portafoglio che si comporterà bene nel 2022, anche se non possiamo assolutamente sapere come sarà il mondo nel 2022.”

Noi conosciamo le quattro stagioni potenziali, ma che tipo di investimento si comporterà bene in ciascuna situazione?” Ray rispose suddividendo gli investimenti in base alle stagioni. Ecco lo schema che aiuta la visualizzazione:

Ma qual’è la percentuale che investiresti in azioni? E in oro? E così via. Ray si è messo a tracciare il seguente schema.

Per prima cosa“, ha detto, “abbiamo bisogno di un 30% in azioni” (per esempio, S&P 500 o altri indici per diversificare questo paniere). All’inizio mi sembrava poco, ma bisogna tenere a mente che le azioni sono tre volte più rischiose dei titoli.

Poi ci vogliono titoli governativi a lunga scadenza: 15% a medio termine (da 7 a 10 anni) e 40% a lungo termine (20-25 anni).
Perché una percentuale così alta? “Perché questo contrasta la volatilità delle azioni”. Si trattava di equilibrare il rischio, non le quantità di denaro. E scegliendo titoli di lunga durata, questo investimento porterà un rendimento potenziale migliore.

Per concludere il nostro portafoglio, Ray suggerisce il 7,5% in oro e il 7,5% in materie prime . “Hai bisogno di una parte del portafoglio che si comporti bene se l’inflazione accelera, perciò ci vuole una percentuale in oro e in materie prime, che hanno alta volatilità. Perché ci sono situazioni in cui la rapida inflazione può danneggiare sia le azioni sia i titoli”.

Infine, il portafoglio deve essere riequilibrato nel tempo. Il che significa che quando un segmento va bene bisogna venderne una parte e ricollocare le quote come in origine. Questo dovrebbe essere fatto almeno una volta all’anno e, se viene fatto bene, può avere effetti fiscali positivi. Questa è una delle ragioni per cui consiglio di avere un consulente fiduciario che gestisca questo processo fondamentale e continuo.

Possiamo tranquillamente affermare che negli ultimi 100 anni circa abbiamo sperimentato ogni possibile condizione economica e parecchie sorprese, dalla Grande Depressione alla Grande Recessione con tutto quello che ci sta in mezzo. Com’è andato il portafoglio All Seasons?

Diamo un’occhiata alla performance durante quello che possiamo chiamare il “periodo moderno” – i trent’anni dal 1984 al 2013. Il portafoglio è stato più solido della roccia:

  • Rendimento medio annuale netto appena sotto al 10% (per l’esattezza, 9,72% al netto delle commissioni). È importante notare che questo è il rendimento reale, non una media gonfiata.
  • Avresti guadagnato nell’86% del tempo. Ciò significa, solo quattro anni negativi. La perdita media è solo dell’1,9% e in uno dei quattro anni è stata dello 0,03% (praticamente pari) – di fatto avresti perso soldi solo 3 anni su 30 .
  • L’anno peggiore (-3,93%) è stato il 2008 (quando lo S&P 500 ha perso il 37%!).
  • Investitori “secchioni”, attenzione! La deviazione standard è stata appena del 7,63%. Il che vuol dire rischio estremamente basso e bassa volatilità.

Perché abbiamo scelto il periodo moderno dal 1984? Questo è il periodo in cui molte persone sono diventate investitori e il mercato azionario non è più stato riservato a una élite. Per capirci, 40 anni fa non c’era la Rete. I primi telefoni “portatili” sono usciti nel 1984 – il Motorola DynaTac era un mattone beige che costava quasi 4000 dollari. L’abbonamento costava 50 dollari al mese e 50 centesimi al minuto, ma potevi parlare solo trenta minuti, poi la batteria si esauriva.

Ma non guardiamo solo i lati positivi. Guardiamo come il portafoglio ha resistito nei momenti peggiori: gli inverni dell’economia. Questa analisi è quella che nel settore si chiama “stress test”.

Se guardi quello che possiamo definire come il “periodo storico”, dal 1939 al 2013 (75 anni), vedrai questi dati sorprendenti. Nota che tornando indietro nel tempo abbiamo dovuto usare indici diversi perché alcuni indici non esistevano prima del 1983. Vedi alla fine del capitolo la spiegazione del metodo usato.

Andiamo ancora più indietro, fino al 1927, includendo il peggior decennio della nostra storia economica, la Grande Depressione:

Se una casa viene definita a prova di tempesta, l’unico modo per saperlo con sicurezza è sottoporla al test del tempo e alle peggiori intemperie. Qui sotto c’è uno schema che mostra le sette peggiori crisi dal 1935. Come vedi, il portafoglio All Seasons è rimasto positivo in due di questi sette inverni! E le perdite che ha subito sono state relativamente piccole in confronto al mercato azionario americano.

Mentre l’inverno prendeva tutti a calci nel sedere, questo portafoglio ti avrebbe consentito di passare la stagione fredda sciando e godendoti la cioccolata calda!

Se guardi come si sarebbe comportato il portafoglio All Seasons rispetto al mercato negli anni più recenti, la differenza è ancora più grande! Dal 1° gennaio 2000 al 31 marzo 2014, il portafoglio All Seasons ha stracciato i rendimenti del mercato (lo S&P 500). In questo arco di tempo, abbiamo assistito a ogni sorta di quelle che Ray chiama “sorprese”: il crollo della bolla tecnologica, la crisi del credito, la crisi del debito europeo e la più grave caduta dell’oro (che è sceso del 28% nel 2013) da oltre un decennio. Questo arco temporale include quello che gli esperti hanno definito il decennio perduto, in cui lo S&P 500 è rimasto fermo per dieci anni, dall’inizio del 2000 alla fine del 2009. Dai un’occhiata alla differenza di comportamenti illustrata nel grafico seguente:



Mi rendo conto che la difficoltà maggiore può essere capire concretamente quali prodotti finanziari specifici acquistare per replicare fedelmente il portafoglio di Ray Dalio. Per questo posso esserti utile io. Contattami se vuoi maggiori informazioni.

Impegno, emozioni e risultati

Le cose belle nella vita tendono a durare poco o rischiano di durare poco. A ben pensarci però questa affermazione può essere vera nella misura in cui le cose belle talvolta si danno per scontate. Quando ciò avviene, abbassiamo infatti le nostre attenzioni e il tutto rischia di svanire. Un giardino ha bisogno di essere curato ed annaffiato tutti i giorni se si vogliono avere delle belle piante. Non potremo pensare di avere l’affetto di una persona o di avere un bel giardino se non ci prenderemo cura di loro tutti i giorni.

Questo capita anche nel trading. I risultati nel lungo periodo sono infatti frutto delle attenzioni che noi dedicheremo allo studio maniacale e quotidiano di ogni dettaglio, dalla scelta degli strumenti finanziari alla compilazione della equity line a fine giornata, alle commissioni pagate, etc. in modo da ridurre i rischi nella nostra operatività. A mio modesto parere, però, il trading rimane comunque una attività sui generis. I nostri genitori ci hanno sempre insegnato che con lo studio e l’applicazione otterremo dei risultati nella vita. Questo ci viene insegnato dalla stessa scuola: se studi e ti applichi allora passerai l’esame ed otterrai un certificato che ti permetterà di lavorare (si spera) e di ottenere buoni risultati (si spera).

Ma secondo voi questo capita anche nel trading? A mio avviso no. Ho visto molte persone plurilaureate fallire in questa impresa. Nel 1998 il fondo Long Term Capital Management (LTCM) con una massa di 4 miliardi di dollari e gestito dai premi Nobel Merton e Scholes fallì rovinosamente e a memoria fu costretto a chiedere l’intervento della Federal Reserve, la Banca Centrale americana. Direi che l’assunto “ti applichi, studi ed otterrai dei risultati come trader o gestore” non vale un granché. Ma non pensiate che io stia asserendo che non applicandosi si possano ottenere comunque dei risultati soddisfacenti. Con lo studio si riducono semplicemente le probabilità di insuccesso in un ambito in cui la statistica è impietosa visto che il 90% di chi inizia muore (finanziariamente parlando) entro i primi dieci mesi di attività. Per il 10% rimanente sarà un paradiso, visto che quando si fa un lavoro che piace alla fine della nostra vita potremo dire, in fondo in fondo, di non aver mai lavorato un solo giorno. Non a caso vale un detto in Borsa che più o meno dice questo: la Borsa fa morire giovani. O perché si finiscono i soldi o perché se ne sono fatti abbastanza e si scappa via. 

Ma se è così difficile ottenere i risultati voluti con il trading, perché dedicarsi a questa attività? Brian Knuston, ordinario di neuroscienza a Stanford, sostiene che “il piacere sessuale, l’esaltazione delle droghe e l’atto di acquistare titoli dipendono dallo stesso network nervoso. Nel cervello scatta la guerra tra piacere e ansia”.  Ecco, forse la spiegazione sta tutte nelle emozioni… e infatti spesso sono loro che determinano se finiremo in rovina o se riusciremo ad entrare nell’olimpo di quella minoranza che porta via tutti i soldi agli altri.

La rabbia

La rabbia uccide. La rabbia consuma dentro. È l’inizio dell’autodistruzione.

La rabbia nasce dal fatto che IO voglio qualcosa e qualcuno mi impedisce di ottenerlo. O meglio, penso che qualcuno mi impedisca di ottenerlo. L’impossibilità di raggiungere il risultato può anche non dipendere da una persona specifica e il qualcuno potrebbe essere indefinito: il mercato, la burocrazia, ecc.; all’estremo opposto, se sono intriso di autocritica e di senso di responsabilità (o dovrei dire senso di colpa?), allora il qualcuno colpevole diventa Dio… o IO stesso. In mancanza di una persona “colpevole” del nostro insuccesso, Dio ed IO diventiamo i responsabili dell’insuccesso. Così la rabbia, il sentimento più distruttivo assieme all’odio, si ribalta contro Dio e contro me stesso. Tutta l’energia protesa a ottenere il risultato, si è trasformata appunto in rabbia e se non trova altre vie di sfogo, si canalizza contro l’elemento che riteniamo abbia distrutto la possibilità di realizzare il nostro desiderio. Il fine è di annientare l’elemento causa del fallimento e, se serve, distruggerlo anche fisicamente. Ed ecco che se penso di essere io stesso la causa, con i miei pensieri, stati d’animo, decisioni, azioni… allora sono io stesso a dover essere annientato e distrutto. È una forma di odio verso me stesso, odio verso la vita: l’incipit affinché il mio corpo si ribelli contro sé stesso, l’origine delle peggiori malattie autodistruttive, fisiche e psicologiche.

Pace, armonia, equilibrio sono le antitesi alla rabbia. Come svilupparle?

La via è nella consapevolezza, nell’osservazione: quindi, da dove nasce questa rabbia? Dove sto incanalando l’energia? Attenzione a non voler conoscere la rabbia solo per liberarsene: questo desiderio di liberazione, se fine a sé stesso, porta con sé una distinzione, una separazione. Si crea il dualismo che rabbia è male e assenza di rabbia è bene. È necessario andare oltre il dualismo: pace e rabbia convivono come due facce della stessa medaglia, dove la medaglia sono io. La rabbia è per sua natura un fenomeno reale e spontaneo, ma di breve durata: l’energia che fluisce l’ha provocata. Il vulcano ha bisogno di eruttare: la repressione, l’autocontrollo forsennato, lo sforzarsi di tenere dentro tutta quell’energia, fa solo aumentare la pressione; è la premessa per un esplosione dirompente. L’osservazione distaccata è sicuramente la via, ma ci si arriva per gradi: partire con essa pensando di padroneggiarla senza allenamento, equivale a tappare il cratere del vulcano. Se non sei capace di praticare l’osservazione distaccata, stai solo reprimendo le emozioni nell’inconscio.

Da dove iniziare quindi? Vivi ogni emozione che senti! Lascia andare la mente, abbandona lo sforzo di dover (o voler) controllare le emozioni, sia che le reputi positive che negative. Già questo è un giudizio, una separazione. Lasciati andare e fai uscire quel che senti. Solo così potrai riconoscere che questo sei Tu, che ti sei ritrovato in questo stato. Non giudicarti e non condannarti! La forza di queste emozioni si affievolirà da sola, spontaneamente: nessuna emozione dura in eterno. Siamo noi che ci attacchiamo ad essa e la ricreiamo con il nostro pensiero. Lo step successivo è quindi di evitare di alimentare con un circolo vizioso le emozioni. Come fare? Vivere le emozioni ed esprimerle non significa esternarle pubblicamente. Non ho detto di fare così. Se ti senti in collera, vivi questa emozione, ma vivila per conto tuo: piuttosto chiuditi in una stanza, picchia un cuscino, urla allo specchio; in ogni caso dev’essere qualcosa di totalmente privato, altrimenti non ci sarà mai fine. Se ti sfoghi con una persona e questa non è sufficientemente distaccata, crei un circolo vizioso. Le cose si muovono in cerchio, quello che dai ricevi, soprattutto a livello energetico. Ciò che serve è un’azione rapida e intensa in modo che l’energia possa sprigionarsi e dissiparsi: una passeggiata, una corsa, un allenamento… Trova la tua attività, la tua valvola di sfogo.

La tristezza è rabbia passiva e la rabbia è tristezza attiva. Se provi una, non provi l’altra: sono le due facce della stessa medaglia. Contemporaneamente, puoi provarne solo una delle due. Allenati a fluire dall’una all’altra. Così facendo ti abituerai a sperimentare la trascendenza, a diventare progressivamente il testimone imparziale, a osservare questi giochi e progressivamente ad andare al di là di entrambi. Se due energie opposte si equilibrano, allora si annullano. Questa è una delle leggi fondamentali delle energie interiori.

L’unico problema con le emozioni quali la tristezza, la rabbia, la disperazione, l’angoscia, l’ansia, l’infelicità è che te ne vuoi liberare anziché conviverci. Sono le sfide della vita: accettale! Ti potrai liberare di qualcosa solo dopo averla guardata direttamente in faccia. Così come l’unico modo per risolvere i problemi è con l’azione: se li rimandi o ti giri da un’altra parte, li stai solo procrastinando… e ingrandendo.

Con le emozioni, e con i fatti della vita in genere, a priori non esiste nulla di giusto e sbagliato, buono o cattivo. Sono semplicemente… emozioni; o fatti. Vivi quello che accade, senti quello che provi, ascolta, guarda i fatti nella loro semplicità, non attribuire un significato, non etichettare, non sentirti in obbligo di giudicare se è giusto o sbagliato. Impara ad agire, a trasformare, a incanalare le energie, a trasmutarle. Così facendo, stai imparando ad essere consapevole. La consapevolezza è una torcia che illumina l’oscurità: accendi la luce e semplicemente il buio scompare. La consapevolezza è la chiave universale.

Consapevolmente, senza pregiudizio, sei pronto ad entrare in te stesso, ed osservare la rabbia: dove sorge, come opera, come prende il sopravvento. Alla fine del percorso ti renderai conto che anche la rabbia, come molte altre emozioni, nasce per nascondere una paura. La rabbia è il velo dietro il quale puoi nasconderti. Di cosa hai davvero paura?

Delta e Cumulative Delta

Il prezzo denaro (in inglese bid price o semplicemente Bid), chiamato anche prezzo di domanda, è il massimo prezzo che un compratore è disposto a pagare per acquistare uno strumento finanziario. Questo significa che il prezzo Bid è il miglior prezzo a cui un investitore in possesso del suddetto strumento finanziario potrà venderlo sul mercato.

Il prezzo lettera (in inglese ask price o semplicemente Ask), chiamato anche prezzo di offerta, è il prezzo minimo che un venditore è disposto ad accettare per vendere uno strumento finanziario. Questo significa che il prezzo Ask è il prezzo minimo a cui l’investitore che compra potrà acquistare il suddetto strumento finanziario.

Perché avvenga uno scambio nei mercati, abbiamo bisogno di due parti: un compratore e un venditore. Il prezzo non diminuisce perché ci sono più acquirenti che venditori. Questo è impossibile, dato che per ogni acquirente deve esserci un venditore.

Il prezzo scende quando i venditori sono aggressivi e accettano il prezzo che i compratori propongono di volta in volta; prezzo che sarà sempre più basso: perché comprare a 10 se pensi che ci sia qualcuno che può offrire 9?

Il prezzo sale quando i compratori sono aggressivi e accettano il prezzo che i venditori propongono di volta in volta; Prezzo che sarà sempre più alto: perché vendere a 10 se pensi che ci sia qualcuno che può offrire 11?

In contrapposizione agli ordini aggressivi (ordini market) ci sono gli ordini passivi, cioè gli ordine di tipo limit.

Il Delta (Δ) rappresenta la differenza, per ogni livello di prezzo, tra il numero di contratti (o azioni) che i compratori aggressivi vanno ad eseguire a prezzi Ask e il numero di contratti (o azioni) che i venditori aggressivi vanno ad eseguire a prezzi Bid.

Delta = Contratti Buy Market – Contratti Sell Market

Se il Delta è positivo, abbiamo acquirenti più aggressivi, che stanno comandando il mercato, in quel momento e su quel livello di prezzo, con la loro forza rialzista; se il Delta è negativo, abbiamo venditori più aggressivi, che stanno comandando il mercato, in quel momento e su quel livello di prezzo, con la loro forza ribassista.

Delta positivo = acquirenti aggressivi

Delta negativo = venditori aggressivi

Il Cumulative Delta (CD) è la somma dei delta di una singola candela (sessione temporale, volumetrica, di range, ecc.). Il CD può essere rappresentanto in forma grafica come una linea o tramite candlestik: in questo caso assume il nome di Cumulative Delta Chart e rappresenta la somma progressiva dei CD a partire da un momento preciso; la sommatoria può essere resettata ad ogni nuova giornata di trading o secondo personali necessità di elaborazione ed interpretazione.

Interpretazioni

Lo studio del Cumulative Delta non può e non deve essere preso fine a sé stesso per individuare segnali di ingresso nel mercato. Tuttavia è di grande utilità per prendere decisioni di trading più consapevoli e come fattore decisionale aggiuntivo.

L’assunto di base è che il Cumulative Delta si muoverà generalmente con il prezzo e quando non lo fa, è tempo di prestare attenzione.

Tra le varie possibili interpretazioni, in questa sede, menziono solo la divergenza tra prezzo e Cumulative Delta, in singola candela. Per esempio, una candela ribassista con CD positivo, denota che i compratori sono stati più aggressivi dei venditori nonostante il prezzo sia sceso. Una prima interpretazione di questo fenomeno è che il mercato ha scambiato contratti su un livello di prezzo in cui gli ordini sell limit hanno completamente assorbito la forza rialzista. Esaurita questa forza, il prezzo dovrà scendere per mancanza di nuovi compratori. La discesa attesa potrebbe essere di piccola entità, ma se in questa fase si assiste ad un progressivo aumento della pressione in vendita, individuabile tramite livelli di Delta negativo in aumento, allora il ritracciamento sarà inevitabile. Ci tengo a precisare che questo setup così spiegato non è sufficiente a garantire elevate probabilità di successo, seppur sia molto significativo. Per renderlo completo e affidabile è necessario integrarlo con alcuni altri dettagli che spiego durante le sessioni di coaching individuale.

Grandi opportunità

Questa mattina è stata ricca di spunti sebbene la volatilità non sia stata delle più propizie. Pubblico alcuni trades eseguiti oggi. Ci tengo a precisare che i risultati che compaiono in questi screenshots non sono esattamente quelli conseguiti. Alcuni trades li ho chiusi anticipatamente rispetto al target e i due congiunti di FESX e DAX sono stati chiusi poco oltre la parità.