Campionato di trading: ottime performance e grandi soddisfazioni. 

Campionato di trading finito in posizione 27… su 1637. Un risultato soddisfacente, considerando il +42,23% fatto in un mese a fronte di un drawdown contenuto al 12,79%
Clicca qui per la classifica completa. La mia posizione è in seconda pagina. 

Questi risultati sono stati ottenuti esclusivamente con trading automatico utilizzando Expert Advisor su piattaforma MT4. È un’opportunità replicabile anche da altre persone. Per avere maggiori informazioni, visita il mio sito a questo link: http://www.tradingprofittevole.it/corso-di-trading-automatico.html

La stessa operatività è applicata su altri conti reali con risultati anche migliori! Molto presto pubblicherò i link per monitorare live questi conti. 

Come scegliere un titolo in base all’analisi fondamentale

La valutazione del valore vero di una azienda quotata, il cosiddetto fair value, è un processo complesso e articolato che richiede il calcolo e la successiva interpretazione di una nutrita serie di indicatori e parametri.

Per quanto riguarda la fase di calcolo, è possibile affidarsi ad alcuni siti in cui è possibile consultare gratuitamente i principali dati aggiornati. I siti in questione sono Yahoo Finance e Google Finance.

Tuttavia, il lavoro più importante per la selezione delle azioni su cui investire consiste nella corretta interpretazione di questi indicatori. In particolare, è opportuno combinarne assieme alcuni per potersi fare un’idea del potenziale insito nell’azienda analizzata. A tal fine suggerisco di utilizzare due sezioni specifiche dei siti sopra menzionati, le sezioni di screening, per poter individuare solo quegli strumenti che hanno le caratteristiche che ci interessano. E’ possibile effettuare uno screening da questi due links:

  • Yahoo screener: consente di mettere sotto la lente azioni, bond e fondi.
  • Google screener: valido solo per le azioni, è meno completo ma forse più immediato.

Gli indicatori più noti da analizzare sono i seguenti:

ROE: return on equity, ovvero redditività del capitale. Il ROE si ottiene dividendo gli utili netti per il patrimonio netto societario, solitamente determinato come media tra il valore di inizio anno e quello di fine anno. Il valore del ROE deve essere superiore al tasso di interesse privo di rischio disponibile sul mercato, altrimenti l’azienda espone ad un rischio non remunerato, e di conseguenza non produce benefici per gli azionisti. Il ROE è quindi una misura della capacità da parte del management di creare valore per gli azionisti. Per come è costruito esso permette di confrontare tra loro aziende. Per me è buono se maggiore di 15.

P/BV: price to book value, ovvero prezzo su valore di libro. Questo indicatore si ottiene semplicemente come rapporto tra la capitalizzazione corrente di mercato del titolo in oggetto e il patrimonio netto della società. Si tratta di un indicatore estremamente sintetico che identifica il giudizio da parte del mercato del valore di un’azienda: una lettura pari a 1 indica che il mercato ritiene che l’azienda valga esattamente quanto la sua capitalizzazione corrente di Borsa; letture inferiori a 1 indicano che il mercato valuta l’azienda meno del suo patrimonio netto; viceversa, valori maggiori di 1 indicano che il mercato valuta l’azienda di più del suo patrimonio netto. Un aspetto importante da tenere in considerazione è che il P/BV da solo non permette di determinare correttamente situazioni di sotto o sopravvalutazione del valore di una azienda, poiché da solo non dice molto. Più significativa la sua lettura insieme al ROE: letture elevate del rapporto P/BV accompagnate a letture elevate di ROE rendono coerenti i dati osservati; ci si può attendere, infatti, che gli investitori siano disposti a pagare di più qualcosa che rende di più. Vi è inoltre un aspetto più incorporeo da considerare nella valutazione del significato di un P/BV elevato: la forza del brand; cioè che ci si può attendere, infatti, è che gli investitori siano disposti a pagare di più per detenere quote di aziende con un forte posizionamento di mercato piuttosto che per avere in tasca quote di aziende sconosciute. Letture elevate del rapporto P/BV possono quindi essere determinate anche da fattori di questo genere. In linea di massima, più è basso e meglio è.

P/E: price to earnings, ovvero prezzo su utili. Questo indicatore si calcola come rapporto tra il prezzo corrente di mercato di una azione è l’utile per azione, pari a sua volta al rapporto tra gli utili totali e il numero di azioni circolanti. Viene sovente impiegato per individuare possibili sotto o sopravvalutazioni delle aziende quotate rispetto ai loro valori teorici di bilancio. In linea teorica esso rappresenta il numero di anni necessario a recuperare in toto l’investimento, sotto l’ipotesi che gli utili rimangano costanti anno dopo anno. La lettura di questo indicatore richiede cautela, poiché valori elevati possono essere dovuti al fatto che il mercato sconta in anticipo aspettative di utili futuri dell’azienda in oggetto; parimenti, a volte il valore è basso perché il mercato si attende utili in calo nel prossimo futuro. Inoltre si base sul tasso atteso di crescita degli utili redatto dagli insider dell’azienda, quindi è facilmente manipolabile. Come criterio generale, diciamo che più è basso e meglio è.

Div yeld (%): dividend yeld, ovvero rapporto dividendo su prezzo. Individua il rapporto tra il dividendo ed il prezzo di mercato di un titolo quotato su un mercato regolamentato, quindi è la percentuale del dividendo rispetto al prezzo dell’azione. Il dividend yield è un indicatore che nel campo dell’analisi fondamentale misura l’appetibilità di un titolo quotato in relazione alla sua capacità di poter retrocedere agli azionisti dividendi più o meno corposi. Un titolo di una società quotata che nel tempo mantiene un dividend yield elevato viene di norma premiato dal mercato con un rialzo dei prezzi in quanto appetibile sia al pubblico dei piccoli risparmiatori, sia da parte dei gestori di fondi comuni e degli investitori istituzionali. Una società quotata che garantisce ai propri azionisti un elevato dividend yield ha spesso sia un basso indebitamento, sia un bilancio con gli utili e con i ricavi crescenti anno su anno.

Un’esempio di screening eseguito tramite Google alla ricerca di titoli interessanti da comprare è il seguente:

Google Screener

Come si può notare, gli indicatori utilizzati sono di più di quelli sopra esposti; prossimamente completerò la spiegazione dei rimanenti.

Prima di chiudere l’articolo, vorrei proporre un’ulteriore considerazione: un classico utilizzo dell’analisi fondamentale è quello di scovare aziende buone che siano sottovalutate al fine di comprarle. Ma perché non provare a scovare aziende pessime che siano sopravvalutate per fare il BIG SHORT? Grandi rischi per grandi opportunità…

COME SI VALUTA LA PERFORMANCE? (OVVERO L’INGANNO DELL’ICEBERG)

Una  domanda tipica quando si parla di trading è: “quanto si può guadagnare con questa strategia?” Oppure, “quanto guadagna questo Expert Advisor?” E ancora, “quanto guadagni facendo trading?”.

In, realtà come spiega Fabrizio Guarnieri in un articolo tratto dal suo blog “Diario di trading”, la domanda è mal posta. Infatti, più che focalizzarsi sul QUANTO, è da preferire analizzare il COME si arriva ad un certo risultato. In sintesi, bisognerebbe almeno considerare i seguenti punti:

 

1. PROFITTO NETTO (e PERCENTUALE)
2. TEMPO
3. PROFIT FACTOR
4. PEAK TO VALLEY (MAX DRAWDOWN)
5. OPEN DRAWDOWN
6. TEMPO A MERCATO
7. NUMERO DI OPERAZIONI

Per un’analisi più approfondita rimando all’articolo citato.

 

Tre brutti errori che diventano peggiori

Questo post è la trascrizione della newsletter “AffariNostri” di Francesco Carlà pubblicata il 14/07/2014.

 

Il 17/01/2011 avevo ricevuto una lettera molto interessante.

Mi scriveva Angelo M. per mettermi a parte di un tormento che, lo diceva lui, gli faceva perdere il sonno. Angelo aveva fatto tre errori molto gravi. Gravi ma molto comuni ai non Fwiani. E alla fine rispondevo.

Quattro anni e mezzo dopo Angelo che era diventato un Fwiano ha recuperato ampiamente le sue  perdite e ha trovato la sua dimensione di Investitore Intelligente.

Gli altri, quelli che non hanno capito di che vera natura fossero i loro errori, hanno continuato a perdere soldi, molti soldi. In qualche caso anche tutti i loro soldi.

Ecco perchè vi ripropongo spesso Affari nostri del passato. Per darvi la possibilità di vedere cosa succede nel tempo.

Buona lettura.

-Angelo M.

“Ho fatto tre errori nella mia vita finanziaria. Uno di seguito all’altro. E ho solo 35 anni.

Mi dico spesso che tutti possono sbagliare e che ci deve pur essere un modo per uscire da questa
situazione che mi angustia.

Ecco gli errori:

Il primo: Ho dato retta ai consigli di un “esperto”
finanziario che, a giudicare dai risultati,
non aveva affatto esperienza.
Non pensavo che un singolo consiglio
sbagliato, anche se reiterato nel tempo
(circa un anno) potesse produrre tanti
danni al mio portafoglio.

Il secondo: Ecco il consiglio sbagliatissimo: ho
ereditato un grosso portafoglio azionario
da mio padre. Sto parlando di una somma
con molti zeri. La maggior parte di queste
azioni erano e sono titoli bancari e altre
azioni dell’indice della Borsa di Milano.
Quando sono cominciati i guai, nell’autunno
del 2008, e i miei titoli hanno cominciato
a scendere, ho chiesto consiglio a questo
“esperto” sul da farsi. Il suo consiglio è
stato netto: tenere tutto senza fare nulla.
Tanto si trattava di titoli tranquilli che
pagavano dividendi. Sarebbero risaliti
molto presto e senza problemi di ansia.

Il terzo: Non sono affatto risaliti. Anzi hanno
continuato a scendere. Quasi metà del
mio pfolio azionario, due anni, dopo, se
n’è andato. E molto spesso non hanno
pagato nemmeno i dividendi. Il risultato
è che adesso, elaborato il lutto della
perdita e dei miei errori che ho elencato,
non so cosa fare. Vendo e monetizzo la
perdita? Tengo e spero che risalga il
portafoglio (ma se poi continuano a calare?)?
Esiste una terza possibilità?

-Francesco Carlà

Angelo aveva subito una ferita grave.

Qui non si trattava soltanto di soldi. Il problema era, come succede spesso in faccende finanziarie, anche e soprattutto psicologico.

Provate a leggere la sua lettera (e le sue domande) cosi’:

1 Mio papà mi ha lasciato custode di una grande fortuna;
2 Io mi sono fidato di uno che non aveva esperienza;
3 Il risultato è che adesso il mio patrimonio è ridotto alla metà;
4 L’unica cosa che desidero è farlo tornare al punto di partenza.

Ragionare cosi’, molto probabilmente, porterebbe ad ulteriori perdite sul capitale iniziale.

Quindi, prima di tutto, scordarsi del capitale iniziale se si vuole davvero iniziare una nuova strada. Il capitale attuale è il nostro capitale. Stop.

Secondo passaggio: il nostro patrimonio puo’ essere visto in due modi.

Il primo: le azioni che abbiamo al momento in pfolio e il loro valore facciale attuale.

Il secondo: i business che le azioni rappresentano, la qualità di questi business, i fondamentali
economici e finanziari.

Nel primo caso abbiamo un capitale che è dato dal prezzo attuale delle azioni. Ma non sappiamo nient’altro. Pessima situazione per un azionista.

Nel secondo caso abbiamo un patrimonio che è dato dal valore delle nostre azioni a cui aggiungiamo la conoscenza dei business sottostanti.

Nessuno dovrebbe detenere azioni se non rientra nel secondo caso.

Credo che sia molto chiaro, allora, cosa dovrebbe fare Angelo M. (e tutti quelli che si trovano in situazioni analoghe) per uscire da questa scomodissima condizione:

Primo: riconoscere il proprio capitale attuale dopo l’errore grave;
Secondo: riconoscere il profilo giusto di un investitore azionario.

Per ottenere il primo risultato bisogna guardare in faccia la realtà e scacciare ogni idea di impossibili e perdenti scorciatoie.

Per ottenere il secondo risultato bisogna usare i 5 Principi della Finanza Democratica:

1 Nessuno sa, e puo’, curare il nostro denaro meglio di noi;

2 Imparare ad investire è molto semplice e non serve essere laureati in economia e scienze finanziarie. Basta essere correttamente informati da chi è Strutturalmente Indipendente(*) e non deve vendervi nessun tipo di prodotti finanziari. Basta saper fare addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, percentuali, e medie;

3 Grazie ad Internet, è facile e costa molto poco investire da soli e senza intermediari. È sufficiente
aprire un conto bancario on line e le commissioni sono basse e alla portata di tutti gli investitori.

4 Investite solo in quello che capite e conoscete.

5 Non fidatevi di nessuno che vi proponga cose
in contrasto con i punti 1, 2, 3 e 4.

(*) Strutturalmente Indipendente è SOLO chi guadagna se guadagnate voi. Non chi guadagna anche quando voi perdete.

Si può vivere di borsa? Quanto si può guadagnare col Forex?

Queste sono domande che mi sento rivolgere spesso e, come si può immaginare, non hanno una risposta univoca. I fattori in gioco sono molti, sia soggettivi che oggettivi. Dipende da quanto si è bravi, quindi dalle conoscenze che si possiedono e da come si riesce ad applicare quanto si sa, il tutto condito da un ottimo equilibrio psicologico; e dipende dai capitali che si mettono a disposizione del trading.

Se sono un trader bravo, potrei ottenere un… 50% medio annuo (…ed è già un buon risultato). Se il mio capitale disponibile fosse di 10.000 euro (…e non sono pochi) potrei ottenere € 5.000 annui di profitto, che spalmati al mese fanno € 416,66, di media (quindi non è detto che io guadagni ogni mese questa cifra). Direi che è un po’ pochino per viverci, ma è un ottimo risultato in assoluto, praticamente meglio di qualsiasi rendimento si possa trovare nel risparmio gestito. A questo punto sembra diventare ovvia la risposta alla domanda iniziale: si può vivere di borsa solo se sono bravo e ho alti capitali.

A questa ovvia conclusione io posso controbattere che invece è possibile vivere di borsa e anche molto bene! A patto di sapere come svolgere correttamente questo lavoro e sfruttare il potenziale che offrono i vari mercati. A titolo di esempio, dato che il Forex è di gran moda, pubblico le performance che ho realizzato in questo mercato nella giornata odierna partendo da un capitale iniziale di circa 4.500 euro. Se questi numeri vi colpiscono, sappiate che non sono alla portata di tutti, ma ci sono delle tecniche e degli accorgimenti che una volta appresi vi consentiranno di ottenere risultati anche superiori… Per altre informazioni, contattatemi o visitate il sito www.tradingprofittevole.it.

 

2014.06.11

2014.06.11

 

+100% in poco più di due mesi!

Pubblico il risultato di un trade di lungo periodo ottenuto su un cross poco utilizzato: EURZAR.

Al di là della soddisfazione personale, voglio evidenziare come sia molto più profittevole e appagante individuare un buon trend ovunque esso si manifesti (qualità) piuttosto che cercare a tutti i costi dei segnali (quantità) dove siamo abituati a farlo. 

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Quanto vale un Pip nel Forex? Come si calcolano profitti e perdite?

Si sente spesso dire “la leva può moltiplicare le perdite e i profitti”, una frase che crea molta confusione.
In realtà se ragionassimo tenendo presente il valore di un pip del contratto che stiamo negoziando sarebbe tutto molto più semplice.

Per testare la tua comprensione della questione ti faccio una domanda: “Io utilizzo una leva 1:10 e apro una posizione con 1 minilotto e tu fai lo stesso ma usi una leva 1:500. La posizione viene aperta e chiusa nello stesso istante per un profitto di 20 pip. Chi ha guadagnato di più, tu o io?”

Se hai risposto “tu” hai sbagliato perché i profitti o le perdite sono determinati dalla grandezza del contratto scambiato e non dalla leva. La leva è solo lo strumento che ti permette di aprire posizioni grandi controllandole con poco, ma una volta che la trade è aperta la leva non influisce sul risultato. Quindi la risposta al quesito precedente è che abbiamo guadagnato esattamente uguale.

Il Pip, chiamato anche “Tick” è l’incremento minimo di una valuta. Se per esempio il cross EUR/USD varia da 1,3404 a 1,3405, la differenza è di 1 Pip. Il Pip è la quarta cifra decimale di una quotazione, con l’eccezione dei cambi che hanno come valuta secondaria lo Yen, nel qual caso il Pip è la seconda cifra decimale. Pertanto, il valore unitario di 1 Pip, a parte le eccezioni dello Yen, è sempre 0,0001 (per lo Yen è 0,01). Con il Pip si possono calcolare i profitti e le perdite di un trade.

Il “valore monetario di un PIP” si riferisce alla quantità  di denaro gudagnata/persa per ogni PIP guadagnato/perso durante una transazione forex. Allo stesso modo, lo spread che deve essere pagato al broker per ogni posizione aperta, viene corrisposto in pips.

Esistono tre tipi diversi di coppie di valute: le Dirette: EUR/USD, GBP/USD, AUD/USD, NZD/USD. Le Indirette: USD/JPY, USD/CHF, USD/CAD. E le Cross, in cui il Dollaro non viene coinvolto: EUR/GBP, GBP/JPY, EUR/JPY (ed altre minori).

Calcolare il valore monetario di un PIP

Il modo migliore per imparare e prendere familiarità  con il calcolo monetario dei PIP, è quello di cominciare a fare trading con la coppia di valute che conosci meglio, come ad esempio EUR/USD. Il valore di un PIP viene calcolato in questo modo:

1. Valute Dirette (USD è la valuta quotata, per esempio EUR/USD).
Formula: Valore Pip = 1 pip x Trade Size.
Supponendo di operare su un mini lotto ($10.000), il valore è: 0.0001 x 10,000 = $1. Il valore in Eur si ottiene in questo modo: valore pip / tasso di cambio corrente.

2. Valute Indirette (USD è la valuta base).
Formula: Valore Pip = 1 pip x Trade Size/ Prezzo di cambio corrente.
Supponendo di operare su USD/CAD con un mini lotto di $10.000, il valore è:0.0001 x 10,000 / 1.2123 = $0.824. Nota che il prezzo di cambio corrente, in questo caso 1.2123, è un valore variabile.

3. Valute Cross (per esempio EUR/GBP).
Formula: Valore Pip = 1 pip x Trade size x Prezzo di cambio corrente.
Supponendo di operare su un mini lotto di $10.000, il valore è 0.0001 x 10,000 / Prezzo corrente. Il risultato è in USD e va quindi convertito in EUR:valore pip/ tasso di cambio corrente EUR/USD.

Come calcolare il Profit & Loss

Adesso che sappiamo calcolare il valore di un PIP, possiamo addentrarci nella parte più interessante dell’articolo, ovvero il calcolo del profitto e delle perdite. Anche in questo caso, fortunatamente, non ci sono grandi formule da ricordare. Per spiegare meglio questo concetto cominciamo subito con un esempio:

1. Cominciamo un trade e prendiamo in esame la coppia EUR/USD. Nella tabellavediamo che i prezzi bid/ask sono i seguenti: 1,3460/1,3462, ovvero posso vendere 1 euro a 1,3460 o comprarlo a 1,3462 dollari.
2. Secondo noi l’Euro acquisterà  terreno nei confronti del Dollaro e decidiamo quindi di comprare.
3. Iniziamo il Trade: avvalendoci della leva compriamo 100.000 euro pagandoli 134.620 dollari (prezzo ask).

4. In poco tempo vediamo che l’Euro si è effettivamente apprezzato sul Dollaro e la coppia ha acquistato il valore 1,3464/1,3466. Decidiamo quindi divendere 100.000 euro e guardiamo il prezzo BID1,3464. Il ricavo è quindi di134.640 dollari.

Abbiamo comprato 100.000 euro a 1,3462 dollari, per un totale di $134.620. Abbiamo poi deciso di vendere 100.000 euro a 1,3464 dollari, ricevendo $134.640. La differenza è di 2 pips, ed il profitto in dollari è $134.640 – $134.620 = $20 (oppure 0,0002 x 100.000 = 20).

Le perdite (Loss) vengono calcolate allo stesso modo: se nell’esempio precedente l’Euro avesse perso sensibilmente terreno nei confronti del Dollaro e la coppia fosse scesa di valore, la perdita sarebbe quanto segue:

1. Acquistiamo 100.000 euro pagandoli 134.620 dollari.
2. L’Euro si indebolisce e scende a 1,3456/1,3458. Decidiamo di limitare le perdite e vendiamo 100.000 euro a 1,3456, ricevendo 134.560 dollari.

Abbiamo comprato 100.000 euro con prezzo ask a 1,3462 dollari spendendo $134.620. In seguito per limitare i danni abbiamo venduto 100.000 euro a 1,3456 dollari, intascando $134.560. Il “LOSS” in questo caso è stato di $60.

Prima di concludere, è opportuno ricordare altri due aspetti. Quando vuoi vendere una moneta, devi guardare il prezzo BID, mentre quando compri devi tenere a mente il prezzo ASK. Infine, per ogni trade, si paga al broker lo spread e, con alcuni, anche una commissione. Lo spread, dato dalla differenza tra le quotazioni BID e ASK, è variabile, è quantificato in pips e si paga sempre quando si compra (ASK), in quanto la quotazione visualizzata nel grafico è data dal prezzo BID (Vendi).

Tratto da: http://www.areaforex.com/204-calcolare-il-profitto-e-le-perdite/  http://www.forexmind.it/guida-al-forex/le-basi-fondamentali-del-trading-forex/il-valore-di-un-pip-nel-forex

Future o Forex?

Spesso mi viene posta la fatidica domanda del titolo con le relative varianti: conviene operare sui futures o sul Forex? Dove ci sono le maggiori opportunità di profitto?

Per rendere il confronto sensato, farò un parallelismo a parità di “oggetto”:

  • da un lato c’è il future Euro FX quotato nel mercato CME, relativo al cambio Euro/Dollaro. Un tick è pari ad uno scostamento di 0.0001, vale 12,5 dollari e ha un moltiplicatore di 125.000
  • dall’altro lato c’è il cambio EURUSD, negoziato nel Forex. Un pip è pari a 0.0001 (ma è trattato a scostamenti di 0.00001) e vale 10 dollari.

Dall’analisi congiunta dei due grafici, si nota che sono sostanzialmente identici: è possibile quindi operare all’incirca con le medesime figure e tecniche grafiche, pur con i dovuti accorgimenti in considerazione del fatto che il CME è un mercato regolamentato mentre il Forex no.

Confronto Future-Forex

Valutiamo i costi: per un trade sul future si pagano mediamente, con broker americano, circa 4-6 dollari di commissioni per round turn. A parità di controvalore negoziato, cioè un lotto pieno nel Forex, si paga uno spread medio di 2 pips, pari a 20 dollari. È possibile pagare meno spread aggiungendo le commissioni: la sostanza non migliora di molto e i dati proposti sono già ottimistici.

A parità di movimento atteso, il profitto e la perdita sono superiori in valore assoluto per il future in quanto il tick vale più del pip.

Il capitale richiesto per un trade intraday può variare tra i circa 600 e i 1000 dollari per un broker americano. Il costo del margine per negoziare il cambio EURUSD nel Forex dipende dalla leva concessa dal broker e poi utilizzata. Con leva 1:200 si impiegano 500 dollari di margine; con leva 1:500 si impiegano 200 dollari di margine.

Se supponiamo di valutare un movimento di 10 ticks/pips, i risultati sono i seguenti:

 

Future

Forex

Movimento

+ 10 ticks

+ 10 pips

Profit $

125,00

100,00

Costi $

-6,00

-20,00

Net Profit $

119,00

80,00

Incidenza costi %

4,8%

20,0%

Margine $

1.000,00

500,00

Rendimento %

11,9%

16,0%

 

 

Future

Forex

Movimento

-10 ticks

– 10 pips

Loss $

-125,00

-100,00

Costi $

-6,00

-20,00

Net Profit $

-131,00

-120,00

Incidenza costi %

4,8%

20,0%

Margine $

1.000,00

500,00

Rendimento %

-13,1%

-24,0%

Considerazioni finali.

  • A parità di movimento, in termini assoluti col future si può guadagnare o perdere di più, quindi per rispondere alla seconda domanda iniziale, il future offre le maggiori opportunità di profitto.
  • Col future c’è la minore incidenza percentuale dei costi (una differenza notevole). Si noti come la differenza in valore assoluto tra i profitti e le perdite, a causa di questo fatto, giochi a favore del future: 39 dollari di maggiore profitto quando si guadagna a fronte di 11 dollari di maggiore perdita quando si perde.
  • Il rendimento percentuale sul capitale impiegato è invece favorevole al Forex, sebbene questo possa subire notevoli escursioni (sia in meglio che in peggio) in relazione alla leva utilizzata nel Forex e ai margini richiesti dal broker per l’operatività intraday sul future.
  • L’esempio proposto si può applicare anche ad altri binomi future/cambi, ma è opportuno precisare che uscendo dai cross tipici (i mejor, come sono definiti dai broker Forex) gli spread applicati nel Forex diventano molto ampi, creando dei costi che possono portare addirittura alla non convenienza ad operare; questo vale in particolare su intervalli temporali brevi o se il movimento atteso è di ridotta entità. Per i futures invece i costi rimangono immutati al cambiare del cross, in quanto il mercato di riferimento, il CME, non cambia.
  • Per rispondere alla prima domanda, se conviene operare col future o col Forex, direi che conviene operare col future a meno che si disponga di capitali modesti. In questo caso, complice il margine inferiore richiesto, diventa possibile fare ciò che altrimenti non si potrebbe fare. Infatti, oltre a richiedere un capitale inferiore rispetto al future (a parità di controvalore negoziato), è possibile anche dimensionare la posizione in mini e talvolta micro lotti, costruendosi su misura un trade dimensionato alle proprie disponibilità e all’entità di rischio che ci si vuol assumere. Ciò può consentire anche di attuare strategie di diversificazione più ampie. Bisogna però prestare attenzione allo spread e valutate attentamente la convenienza effettiva prima di aprire una posizione: talvolta ciò che sembra un profitto potrebbe in realtà essere una perdita.

E se l’Italia fosse un’azienda? O una famiglia?

Tratto dalla newsletter di Francesco Carlà “Affari Nostri” del 26/09/2011

E se provassimo a pensare all’Italia come se fosse un’azienda quotata?

Quasi sicuramente capiremmo meglio cosa pensano i mercati delle manovre (e dei rating) e perche’ lo pensano. Vediamo insieme.

Se un’azienda subisce un ciclo molto negativo, s’indebita troppo, vede calare i mercati, colleziona perdite invece che profitti, di solito a Wall Street succedono, nell’ordine, le seguenti cose:

La prima: si cambia il management. Nessun turn around può essere preso sul serio dagli investitori se e’ gestito dagli stessi dirigenti che hanno creato la crisi.

La seconda: si mette mano ai costi improduttivi. Un bravo management di turn around si stringe attorno al core business, alle zone positive dell’azienda e taglia i costi superflui.

La terza: si investe nel business che rende, nei ricavi che portano profitti e migliorano la qualità del marchio, si usano i vantaggi aziendali e si lasciano perdere i business che non funzionano.

La quarta: si fanno comunicazioni (poche) precise e chiare. E si rispettano al millimetro le promesse. I mercati hanno memoria da elefante e zampe da lepre.

Proviamo ora a descrivere l’Italia come una famiglia.

Il riferimento e’ all’ultima manovra (per ora!) e i suoi effetti per il primo anno.

Situazione finanziaria della Repubblica Italiana (*):

-Entrate fiscali 2010: 684.000.000.000 euro

-Stima patrimonio pubblico cedibile: 450.000.000.000 euro

-Spesa pubblica 2010: 751.400.000.000 euro

-Nuovo debito a fine 2010: 67.400.000.000 euro

-Debito pubblico pregresso a fine 2010: 1.740.000.000.000 euro (ora sono piu’ di 1900 miliardi)

-Tagli alla spesa nell’ultima manovra: 2.700.000.000 euro

Per farci un idea delle cifre coinvolte, rimuoviamo 7 zeri e immaginiamo di parlare del bilancio di una famiglia:

-Reddito netto 2010 del nucleo famigliare: 68.400 euro

-Valore stimato dell’argenteria nascosta in cantina: 45.000 euro

-Totale delle spese 2010 della famiglia: 75.140 euro

-Nuovo debito sulla carta di credito a fine 2010: 6.740 euro

-Totale dello scoperto bancario della famiglia a fine 2010: 174.000 euro

-Risparmio deciso per il nuovo anno dopo riunione famigliare: 270 euro!!!

Vi prego di notare l’entita’ delle entrate fiscali: 684 miliardi di euro! Ovvero diversi punti sopra la media delle entrate fiscali di Gran Bretagna, Germania, Francia, per stare sulle nazioni di stazza comparabile alla nostra.

Il nostro stato è il più ‘ricco’ in Europa. Le nostre retribuzioni pero’ sono tra le più basse della UE. Come mai? Ma com’è che tutti piangono per le risorse tagliate? Ovvio, non possono più garantire la “qualità” dei servizi che vengono erogati. La paura e’ che si abbassi al livello inaccettabile di quelli tedeschi o inglesi!

Fonte: Blog di Francesco Carlà, Finanza World

http://www.finanzaworld.it/blog/e-se-litalia-fosse-unazienda

http://www.finanzaworld.it/blog/e-se-litalia-fosse-una-famiglia

 

Dow Jones future: movimento esplosivo e profitto preso!

Dopo la congestione data dalla giornata di festa di ieri del mercato americano, oggi il future sul Dow Jones ha proseguito la congestione in apertura. Dopo un tentativo di rottura al ribasso, il future ha definito chiaramente l’intenzione di salire, visibile dal grafico su time frame orario tramite uno dei 5 metodi che utilizzo per individuare il trend nascente. Sono entrato al rialzo sul ritracciamento, su segnale di continuazione sempre sul TF 60 minuti, e con estrema rapidità ho preso i primi due obiettivi di profitto. Sul terzo contratto sto usando un trailing stop al 50% dei profitti, ma potrebbe correre ancora…

Attualmente il profitto minimo che posso realizzare è di circa € 180,00 al cambio corrente.Image