Impegno, emozioni e risultati
5 marzo 2019 Lascia un commento
Le cose belle nella vita tendono a durare poco o rischiano di durare poco. A ben pensarci però questa affermazione può essere vera nella misura in cui le cose belle talvolta si danno per scontate. Quando ciò avviene, abbassiamo infatti le nostre attenzioni e il tutto rischia di svanire. Un giardino ha bisogno di essere curato ed annaffiato tutti i giorni se si vogliono avere delle belle piante. Non potremo pensare di avere l’affetto di una persona o di avere un bel giardino se non ci prenderemo cura di loro tutti i giorni.
Questo capita anche nel trading. I risultati nel lungo periodo sono infatti frutto delle attenzioni che noi dedicheremo allo studio maniacale e quotidiano di ogni dettaglio, dalla scelta degli strumenti finanziari alla compilazione della equity line a fine giornata, alle commissioni pagate, etc. in modo da ridurre i rischi nella nostra operatività. A mio modesto parere, però, il trading rimane comunque una attività sui generis. I nostri genitori ci hanno sempre insegnato che con lo studio e l’applicazione otterremo dei risultati nella vita. Questo ci viene insegnato dalla stessa scuola: se studi e ti applichi allora passerai l’esame ed otterrai un certificato che ti permetterà di lavorare (si spera) e di ottenere buoni risultati (si spera).
Ma secondo voi questo capita anche nel trading? A mio avviso no. Ho visto molte persone plurilaureate fallire in questa impresa. Nel 1998 il fondo Long Term Capital Management (LTCM) con una massa di 4 miliardi di dollari e gestito dai premi Nobel Merton e Scholes fallì rovinosamente e a memoria fu costretto a chiedere l’intervento della Federal Reserve, la Banca Centrale americana. Direi che l’assunto “ti applichi, studi ed otterrai dei risultati come trader o gestore” non vale un granché. Ma non pensiate che io stia asserendo che non applicandosi si possano ottenere comunque dei risultati soddisfacenti. Con lo studio si riducono semplicemente le probabilità di insuccesso in un ambito in cui la statistica è impietosa visto che il 90% di chi inizia muore (finanziariamente parlando) entro i primi dieci mesi di attività. Per il 10% rimanente sarà un paradiso, visto che quando si fa un lavoro che piace alla fine della nostra vita potremo dire, in fondo in fondo, di non aver mai lavorato un solo giorno. Non a caso vale un detto in Borsa che più o meno dice questo: la Borsa fa morire giovani. O perché si finiscono i soldi o perché se ne sono fatti abbastanza e si scappa via.
Ma se è così difficile ottenere i risultati voluti con il trading, perché dedicarsi a questa attività? Brian Knuston, ordinario di neuroscienza a Stanford, sostiene che “il piacere sessuale, l’esaltazione delle droghe e l’atto di acquistare titoli dipendono dallo stesso network nervoso. Nel cervello scatta la guerra tra piacere e ansia”. Ecco, forse la spiegazione sta tutte nelle emozioni… e infatti spesso sono loro che determinano se finiremo in rovina o se riusciremo ad entrare nell’olimpo di quella minoranza che porta via tutti i soldi agli altri.