Tre brutti errori che diventano peggiori
14 luglio 2014 Lascia un commento
Il 17/01/2011 avevo ricevuto una lettera molto interessante.
Mi scriveva Angelo M. per mettermi a parte di un tormento che, lo diceva lui, gli faceva perdere il sonno. Angelo aveva fatto tre errori molto gravi. Gravi ma molto comuni ai non Fwiani. E alla fine rispondevo.
Quattro anni e mezzo dopo Angelo che era diventato un Fwiano ha recuperato ampiamente le sue perdite e ha trovato la sua dimensione di Investitore Intelligente.
Gli altri, quelli che non hanno capito di che vera natura fossero i loro errori, hanno continuato a perdere soldi, molti soldi. In qualche caso anche tutti i loro soldi.
Ecco perchè vi ripropongo spesso Affari nostri del passato. Per darvi la possibilità di vedere cosa succede nel tempo.
Buona lettura.
-Angelo M.
“Ho fatto tre errori nella mia vita finanziaria. Uno di seguito all’altro. E ho solo 35 anni.
Mi dico spesso che tutti possono sbagliare e che ci deve pur essere un modo per uscire da questa
situazione che mi angustia.
Ecco gli errori:
Il primo: Ho dato retta ai consigli di un “esperto”
finanziario che, a giudicare dai risultati,
non aveva affatto esperienza.
Non pensavo che un singolo consiglio
sbagliato, anche se reiterato nel tempo
(circa un anno) potesse produrre tanti
danni al mio portafoglio.
Il secondo: Ecco il consiglio sbagliatissimo: ho
ereditato un grosso portafoglio azionario
da mio padre. Sto parlando di una somma
con molti zeri. La maggior parte di queste
azioni erano e sono titoli bancari e altre
azioni dell’indice della Borsa di Milano.
Quando sono cominciati i guai, nell’autunno
del 2008, e i miei titoli hanno cominciato
a scendere, ho chiesto consiglio a questo
“esperto” sul da farsi. Il suo consiglio è
stato netto: tenere tutto senza fare nulla.
Tanto si trattava di titoli tranquilli che
pagavano dividendi. Sarebbero risaliti
molto presto e senza problemi di ansia.
Il terzo: Non sono affatto risaliti. Anzi hanno
continuato a scendere. Quasi metà del
mio pfolio azionario, due anni, dopo, se
n’è andato. E molto spesso non hanno
pagato nemmeno i dividendi. Il risultato
è che adesso, elaborato il lutto della
perdita e dei miei errori che ho elencato,
non so cosa fare. Vendo e monetizzo la
perdita? Tengo e spero che risalga il
portafoglio (ma se poi continuano a calare?)?
Esiste una terza possibilità?
-Francesco Carlà
Angelo aveva subito una ferita grave.
Qui non si trattava soltanto di soldi. Il problema era, come succede spesso in faccende finanziarie, anche e soprattutto psicologico.
Provate a leggere la sua lettera (e le sue domande) cosi’:
1 Mio papà mi ha lasciato custode di una grande fortuna;
2 Io mi sono fidato di uno che non aveva esperienza;
3 Il risultato è che adesso il mio patrimonio è ridotto alla metà;
4 L’unica cosa che desidero è farlo tornare al punto di partenza.
Ragionare cosi’, molto probabilmente, porterebbe ad ulteriori perdite sul capitale iniziale.
Quindi, prima di tutto, scordarsi del capitale iniziale se si vuole davvero iniziare una nuova strada. Il capitale attuale è il nostro capitale. Stop.
Secondo passaggio: il nostro patrimonio puo’ essere visto in due modi.
Il primo: le azioni che abbiamo al momento in pfolio e il loro valore facciale attuale.
Il secondo: i business che le azioni rappresentano, la qualità di questi business, i fondamentali
economici e finanziari.
Nel primo caso abbiamo un capitale che è dato dal prezzo attuale delle azioni. Ma non sappiamo nient’altro. Pessima situazione per un azionista.
Nel secondo caso abbiamo un patrimonio che è dato dal valore delle nostre azioni a cui aggiungiamo la conoscenza dei business sottostanti.
Nessuno dovrebbe detenere azioni se non rientra nel secondo caso.
Credo che sia molto chiaro, allora, cosa dovrebbe fare Angelo M. (e tutti quelli che si trovano in situazioni analoghe) per uscire da questa scomodissima condizione:
Primo: riconoscere il proprio capitale attuale dopo l’errore grave;
Secondo: riconoscere il profilo giusto di un investitore azionario.
Per ottenere il primo risultato bisogna guardare in faccia la realtà e scacciare ogni idea di impossibili e perdenti scorciatoie.
Per ottenere il secondo risultato bisogna usare i 5 Principi della Finanza Democratica:
1 Nessuno sa, e puo’, curare il nostro denaro meglio di noi;
2 Imparare ad investire è molto semplice e non serve essere laureati in economia e scienze finanziarie. Basta essere correttamente informati da chi è Strutturalmente Indipendente(*) e non deve vendervi nessun tipo di prodotti finanziari. Basta saper fare addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, percentuali, e medie;
3 Grazie ad Internet, è facile e costa molto poco investire da soli e senza intermediari. È sufficiente
aprire un conto bancario on line e le commissioni sono basse e alla portata di tutti gli investitori.
4 Investite solo in quello che capite e conoscete.
5 Non fidatevi di nessuno che vi proponga cose
in contrasto con i punti 1, 2, 3 e 4.
(*) Strutturalmente Indipendente è SOLO chi guadagna se guadagnate voi. Non chi guadagna anche quando voi perdete.